23 dic 2014




Carissimi soci,


vogliate gradire questa foto dei musicanti mori che ho scattato a Napoli due
giorni fa pensando a  tutti voi per la gioiosa sonorità che questa immagine
evoca dal presepe. Con essa vi giungano, anche a nome del Cdn Siem,  gli
auguri per un sereno Natale e per un nuovo anno in cui la musica
abbia -oltre che nei nostri cuori-  un più equo spazio 
nella scuola e nella società .
Maurizio Sciuto Presidente della Siem nazionale

Il direttivo di Padova auspica che il nuovo anno possa infondere 
nuova energia alla nostra sezione, augurando a tutti che 
la MUSICA resti sempre fonte di inesauribile piacere.


6 ott 2014

FOTO della Festa Europea della Musica 2014 a Padova

Finalmente le foto, una sintesi da 800 foto, della FESTA  a Padova, svoltasi il 21 giugno,  data unica per tutta l'Europa. Quest'anno abbiamo avuto la partecipazione anche di un poeta e di tre scuole di danza di alto livello artistico. Il programma è visibile in altra pagina.

segui su:  /www.facebook.com/siem.padova














12 giu 2014

FESTA DELLA MUSICA - europea 2014 3a edizione a Padova

Un'intera giornata di esibizioni musicali 

con oltre 200 artisti


Al mattino: Musica e danza itinerante per la città,
  dalle ore 10 alle ore 12 musiche organistiche e non solo nella chiesa di S. Andrea (centro): 

Alessandro Perin, organo; 
Ensemble di bassi Liceo Musicale Marchesi - E. Longhin fagotto, R. Lucadello violoncello.
- Pomeriggio: al Parco d'Europa zona Stanga:  dalle 17 alle 19, laboratori musicali per bambini e/o adulti;
 - esibizioni acustiche in più punti del parco;
-  Sera: dalle ore 20 al Parco d'Europa (zona stanga), ingresso da via Pescarotto : Musica, danza, poesia  e.....


Tutti possono contribuire alla realizzazione di questo evento: 
partecipando come musicista, suonando o con la realizzazione di un laboratorio anche di danza 
(promuovendo una scuola o un’attività particolare), o dando una mano nella concretizzazione dell'evento, 
o facendo pubblicità o cercando di coinvolgere altri amici/conoscenti musicisti o amanti della musica. 
Sono gradite proposte di esibizioni itineranti in città, 
con tempi che non superino i 20 minuti di stazionamento nello stesso posto:
 stazione, piazze, strade... ma anche ospedali o case di riposo per i quali c'è molta richiesta.
Invitiamo anche i poeti e i pittori con le loro opere ispirate alla musica. 
Le iscrizioni per esibirsi nello spettacolo serale sono chiuse
Ognuno di noi è prezioso e indispensabile per la realizzazione di una giornata particolare
 in onore della MUSICA...... non esitate! mettiamoci tutti in gioco!!!
La partecipazione è spontanea e gratuita per tutti: organizzatori, artisti e pubblico.
info: siempadova@gmail.com

14 mag 2014

TUTTI INSIEME per la 3a "Festa Europea della Musica" a Padova 21 giugno 2014

Appello ai musicisti, ai danzatori, e a quanti amano la musica 
La SIEM (Società Italiana per l'Educazione Musicale) sezione territoriale di Padova, comunica che la macchina organizzativa per la Festa Europea della Musica 21 giugno p.v., è partita ed è in piena corsa; ci crediamo fortemente e con altrettanta forza e buona volontà, per amore della musica che ci aggrega, gradiremmo che anche voi vi uniste a noi per contribuire alla realizzazione di questa giornata musicale speciale che sarà in collaborazione con la scuola Gerswing e con il Comune di Padova. 
    Per Padova sarà la 3a edizione ed una prima ipotesi organizzativa della giornata è la seguente:

- Al mattino: Musica e danza itinerante per la città, dalle 10 alle 12 musiche organistiche e non solo nella chiesa di S. Andrea (centro); 
- Pomeriggio al Parco d'Europa zona Stanga: laboratori musicali per bambini e/o adulti;
esibizioni acustiche in più punti del parco; 
- Sera al Parco d'Europa: Spettacolo di musica e danza di genere vario.
Il palco sarà dotato di un pianoforte codino digitale, di impianto audio e luci;

Tutti possono contribuire alla realizzazione di questo evento: partecipando come musicista, suonando o con la realizzazione di un laboratorio anche di danza (promuovendo una scuola o un’attività particolare), o dando una mano nella concretizzazione dell'evento, o facendo pubblicità o cercando di coinvolgere altri amici/conoscenti musicisti o amanti della musica. 
Saranno gradite proposte di esibizioni itineranti in città, con tempi che non superino i 20 minuti di stazionamento nello stesso posto: stazione, piazze, strade... ma anche ospedali o case di riposo per i quali c'è molta richiesta.
Invitiamo anche i poeti e i pittori con le loro opere ispirate alla musica. 
Stiamo cercando anche aiuti economici per la pubblicità.
Ognuno di noi è prezioso e indispensabile per la realizzazione di una giornata particolare in onore della MUSICA......    non esitate! mettiamoci tutti in gioco!!!
La partecipazione è spontanea e gratuita per tutti: organizzatori, artisti e pubblico.
La manifestazione, anche per associazioni, allievi o gruppi dilettanti è un’occasione apprezzabile per far conoscere al numeroso pubblico la propria arte e trasmettere di conseguenza la specifica passione. 
Tutti i generi musicali potranno essere rappresentati ma si prediligono brani di musica classica, jazz, popolare e cantautori.
La Festa della Musica è anche per la danza e la poesia ispirate alla musica. 
Per saperne di più sulla Festa della Musica, vedi altra pagina 
         http://siempadova.blogspot.it/2013/07/relazione-festa-europea-della-musica.html 
e :    http://www.festaeuropeadellamusica.it/storia.html 
È inoltre prevista l'iscrizione alla SIEM di Padova (vedi "diventa socio SIEM"
http://siempadova.blogspot.com/2014/01/quote-associative-socio-ordinario-con.html
(quota 20 euro, solista o gruppo o scuola), per chi non fosse già socio, da versare al 1° incontro preliminare 3 giugno alle ore 19  presso la scuola di musica Gerswing (agli aderenti verrà data comunicazione).
In cambio ogni artista godrà di un'ottima pubblicità e visibilità ... e dell'orgoglio di suonare in un giorno, il 21 giugno, in cui in tutta Europa, ma non solo, si festeggia la Musica, mescolando generi e stili musicali di provenienze diverse.

Solisti e/o ensembles vocali e/o strumentali, gruppi di danza e poeti ispirati alla musica,
 partecipate o passate parola tra le vostre conoscenze,
e inviate una mail a siempadova@gmail.com  
con oggetto “adesione festa della musica 2014 Padova 
specificando in un file allegato:
NOME del gruppo o solista
NOME del DIRETTORE (eventuale)
NOMI dei COMPONENTI (eventuali)
PROVENIENZA : scuola, associazione, privato
CONTATTO : del responsabile, e-mail:
telefono/cell:
DISPONIBILITA’ : esibizione serale, esibizione libera in città o pomeriggio al parco (indicare l’orario), proposta laboratorio (pomeriggio al parco, indicare l’orario),
BREVE PROFILO DEL GRUPPO/SOLISTA poche righe
TITOLI dei  BRANI
AUTORI e (Data di nascita e morte)
GENERE
DURATA effettiva

N.B. E’ possibile indicare da 1 ad un massimo di 3 brani per lo spettacolo serale.
Il comitato organizzatore ha la facoltà di omettere alcuni dei brani proposti qualora eccedano dalla durata dello spettacolo. 

PER  UN LABORATORIO indicare il titolo, cosa si propone, a chi è rivolto e la durata. 
E’ facoltativo inserire altre note
Per i pittori e i poeti contattare la segreteria via e.mail


Sono già pervenute diverse adesioni, la scadenza era per sabato 31 maggio 
ma dopo questa data inviare comunque la propria adesione 
per "musica in vari luoghi della città 
o musica nella chiesa di S.Andrea, con organo.
 all’indirizzo e-mail: siempadova@gmail.com
Speriamo di sentirvi numerosi!
Il direttivo SIEM sezione di Padova

11 mag 2014

2 - BREVE STORIA DELLA SIEM  di Carlo Delfrati 
Società Italiana per l'Educazione Musicale

L'alba della SIEM dal sito siem-online.it  

 1. Radici
Anno che si ricorda, il Sessantotto. Anche a Milano. La gestazione della SIEM comincia nel maggio delle rivoluzioni studentesche e finisce nel successivo aprile delle prime bombe milanesi. A metà percorso, più innocue ma non meno significative, volano le uova marce di Mario Capanna e dei suoi (e miei) compagni d’università, all’apertura della stagione scaligera. La contestazione ribolliva da tempo e tutti ne eravamo contagiati, chi più chi meno.
Ma la contestazione che m’immaginavo per la “mia” associazione correva su un binario ben distinto, per certi aspetti divergente, da quello degli amici universitari: promuovere la ricerca e l’elaborazione didattica era un viaggio che a loro interessava poco intraprendere.
Nell’orticello degli insegnanti di musica il Sessantotto politico trascorre inavvertito. A quel tempo una loro associazione esiste già. Anzi addirittura due, rivali fra loro: il Gruppo Nazionale Insegnanti di Musica e Canto Corale (fondato nel 1947; dal 1963 cambia “Musica e Canto Corale” in “Educazione Musicale”) e l'Associazione Nazionale Professori di Educazione Musicale (fondata nel 1966). Ma basta frequentare uno dei loro infuocati incontri per rendersi conto che è venuto il tempo di mettere in piedi qualcosa di completamente diverso. Sono associazioni nate con lo scopo di difendere gli interessi della bistrattata categoria degli insegnanti di musica. Lo scopo è sacrosanto; e va riconosciuto anche a quel manipolo di combattenti il merito dell’ingresso della musica nella scuola media unificata, nel 1963. All’assemblea nazionale a cui il 9 marzo partecipo, l’ordine del giorno prevede 21 punti. Uno riguarda le “modalità per la conservazione dell’eccedenza di stipendio…”; un altro “le modalità per ottenere un contributo di integrazione spese sostenute per malattia”; un altro riguarda gli atti legali da intraprendere per far accedere gli insegnanti di musica dal ruolo stipendiale dei diplomati a quello superiore, riservato ai laureati. E così via.
Approvo tutto anch’io naturalmente, chi non ci sta? Ma è un genere di questioni da tenere ben distinto da quello che a me allora sta a cuore: rinnovare dall’interno la didattica, alzare di livello la qualità della vita nella scuola - la vita di chi insegna, sì, ma soprattutto di chi impara.

2. Una diversa strategia

Dove i compiti della futura associazione andavano a sovrapporsi a quelli delle associazioni esistenti era nella richiesta di spazi sempre più consistenti per la nostra disciplina, a cominciare dalla sua obbligatorietà nella scuola media. Ma anche per questo compito doveva secondo me cambiare radicalmente la strategia. Un solo esempio: nel 1967 il Gruppo ringrazia il Ministero perla circolare con cui esonera gli insegnanti di Educazione musicale dall’obbligo di partecipare ai consigli di classe: che contributo può mai recare il povero musicista, alle prese ogni settimana con 400 ragazzi distribuiti in 18 classi diverse? Stia pure a casa, a riprendersi dal trauma. Grazie Signor Direttore Generale dell’Istruzione di Primo Grado “per l’interessamento e la comprensione dimostrati al problema”.
No no, cari colleghi: il povero musicista pretende di partecipare ai consigli di classe, perché vuole difendere gli interessi e le risorse musicali dei suoi ragazzi davanti ai solenni del leggere/scrivere/fardiconto; e siccome vedere 400 ragazzi per un’ora alla settimana non solo è alienante ma non ci permette di “recare un contributo ecc. ecc.”, ne vogliamo due. Di ore. Questo più o meno il ragionamento. Che alla fine si rivelerà vincente.
 3. Filosofia o pancia piena?
L’esempio lascia trasparire in che senso dai compiti della nuova associazione dovesse restare esplicitamente escluso quello più strettamente corporativo: perché in caso contrario avrebbe inevitabilmente finito con il monopolizzare tutti i suoi interessi. “Prima di filosofare bisogna avere la pancia piena”, aveva pur detto un filosofo. Senza rinnegare questo ovvio precetto, mi pareva che per valorizzare l’educazione musicale occorresse una strategia di segno apparentemente contrario: miglioriamo l’insegnamento, e avremo dalla nostra ragioni ben più credibili anche per le rivendicazioni.
A difendere gli interessi della categoria lasciamo appunto chi già se ne fa carico, le due esistenti associazioni, e più in generale i sindacati. Quando la SIEM sarà nata, la questione apparirà tutt’altro che pacificamente assorbita. Ricordo un paio di episodi. Già al suo primo convegno nazionale, vedendo le belle iniziative che sfilano davanti a noi sul palco, ecco la vivace obiezione di una partecipante: “se mostriamo ai governanti che si può insegnare così bene la musica anche nella precaria situazione in cui ci troviamo, se ne guarderanno bene dal concederci i miglioramenti a cui aspiriamo!”. Quella partecipante diventerà di lì a poco una delle più zelanti attiviste della SIEM, oltre che una cara amica.
A rompere perentoriamente con la SIEM saranno invece, sempre in quell’autunno caldo 1969, o poco dopo, alcuni insegnanti di strumento a fiato. Il passaggio dalla categoria inferiore alla superiore era stato riconosciuto solo agli altri diplomi: sperequazione inaccettabile ai danni degli strumentisti a fiato, che sollecitavano un’azione da parte della neonata SIEM. Ma ormai la decisione era stata presa: la lettera di risposta, che affettuosamente rimandava i colleghi alle associazioni sindacali, non evitò la replica feroce: “Nella nostra città di *** la SIEM non nascerà mai!”

4. Diogene formato Sessantotto

Ma torno al mio Sessantotto. Se la nascitura associazione doveva distinguersi dalle due esistenti e pur meritorie, chi avrebbe potuto fare da levatrice? Insomma, dove cercare menti e braccia per costruirla? Il primo tentativo lo compio presso personalità influenti della vita musicale, che si sono mostrate sensibili alle problematiche dell’educazione e che da poco mi hanno gratificato della loro stima: il primo è Riccardo Allorto, consulente di Casa Ricordi, che mi chiede giusto allora un contributo alla sua collana didattica (i famosi volumetti rossi); il secondo Giorgio Colarizi, che m’invita a tenere lezioni ai corsi d’aggiornamento organizzati dal suo Centro Didattico Nazionale. Entrambi declinano l’invito, a quella che sembra un’iniziativa non solo utopistica ma - e qui la loro previsione si rivelerà dannatamente vera - ben faticosa e impegnativa.
Dunque non resta che rimboccarsi le maniche, e arrangiarsi. Accendo la lanterna e come Diogene mi metto in giro alla cerca di collaboratori. Comincio da qualche vecchio compagno della Scuola di Paleografia Musicale, come Giuliana Bramati e Tomaso Ferrari, che sarà il nostro primo tesoriere. Nelle assemblee degli insegnanti abbordo quei colleghi che mostrano di staccarsi dagli altri per gli interessi professionali. Mi si lasci ricordare con gratitudine Mariella Sorelli, che imprimerà una carica decisiva; o Maria Pia Pasoli, che fonderà e presiederà a lungo la sezione vicentina della SIEM e starà anche nel direttivo nazionale.

5. Il primo statuto

Contemporaneamente penso a uno statuto. Dovevano essere chiare alcune cose, a cominciare da queste:
  • l’associazione doveva escludere dai propri fini ogni obiettivo di tipo sindacale o corporativo;
  • doveva dichiararsi aperta a ogni linea metodologica, ossia doveva evitare di sposare una particolare impostazione dell’educazione musicale. Già si cominciava allora a parlare di “Metodi”, legati ai repertori di Kodaly, Orff, Willems e altri:“metodi” che si tendeva a immaginare, e a vivere, come scatole chiuse,prendere o lasciare, formulari rituali e dogmatici. La nuova associazione doveva diffonderne la conoscenza, ma togliendo loro ogni pretesa di esclusività:doveva proprio incoraggiare il confronto, la diversità e la creatività didattica;
  • doveva porre, alle radici del progresso dell’educazione musicale, la promozione di studi e ricerche sul terreno della didattica, per dare a questa una base solida, sulla quale fondare in futuro la formazione degli insegnanti;
  • doveva aspirare a coinvolgere gli operatori ai diversi livelli dell’istruzione, dalla prima infanzia agli anziani, dalla pratica amatoriale all’istruzione superiore, conservatoriale: sollecitandone l’interazione reciproca;
  • per queste ragioni doveva presentarsi non come il sodalizio di una categoria particolare di operatori,ma come il raggruppamento più libero e ampio possibile di persone sensibili alla promozione dell’educazione musicale, chiunque fossero, qualunque professione o interesse coltivassero;
  • doveva partecipare con propri seri contributi al dibattito sulla politica della scuola e alla relativa progettazione;
  • doveva servirsi dei propri titoli di merito “scientifici” per ottenere maggiore considerazione per l’educazione musicale da parte dei politici, degli amministratori e ingenerale dell’opinione pubblica.
Un amico con cui da ragazzo avevo condiviso l’avventura spericolata di un Circolo Musicale Studentesco mi assiste nella stesura dello statuto: Giulio Chiodi, che di lì a poco sarebbe diventato docente di Filosofia del Diritto all’Università di Pavia. Pochi articoli, per non legarci le mani prima di sapere come potrà svilupparsi l’iniziativa. Il documento è pronto, ed è quello che mostro ai primi proseliti, per spiegare le finalità della nascitura associazione. Il 19 marzo 1969 verrà approvato in un informale incontro casalingo, al quale daremo il nome altisonante diAssemblea Costituente.

6. L’Inchiesta nazionale

Nel ’68 la ricerca dei collaboratori continua. Conosco un maestro elementare, il maestro della scuola in cui l’anno dopo andrò a iscrivere il mio primogenito.Un maestro entusiasta di musica come lui è ben difficile trovarlo. Non solo fa cantare e suonare ogni sorta di strumenti, tutti i giorni,ma usa la musica per insegnare l’alfabeto, l’aritmetica e Dio sa quant’altro ancora.
Si chiama Giordano Bianchi. Ma la ragione per cui lo cerco non è solo questa. Nel tempo libero arrotonda le sue magre entrate di maestro con consistente prole a carico, promuovendo la diffusione di strumenti dal nome allora magico, “Strumentario Orff”. Pochianni prima ci siamo trovati in un pomposo “Centro Studi per l’educazionemusicale nella scuola”, che ha ai suoi vertici nientepopodimeno che ilPresidente del Museo della Scienza e della Tecnica, il Vicesindaco e ilProvveditore agli Studi; e in più Riccardo Allorto, Sergio Marzoratidirettore della Scuola Civica, Luigi La Pegna e Dorothy Lanni della Quara,demiurghi di Gioventù Musicale. Un Centro nato per promuovere tante cose, fra cui la pratica strumentale nelle scuole (è bene ricordare che i programmi ministeriali del 1963 non ne prevedevano alcuna). Nato e morto nel giro di una stagione.
Bianchi non demorde,e nella primavera del ’68 mi sottopone il testo di un questionario con cui intende saggiare la disponibilità degli insegnanti medi di Milano alla pratica strumentale. Aggiusto il taglio, trasformando il questionario in un sondaggio sulle convinzioni e le pratiche dei colleghi. I 118 questionari ritornati (su 200 inviati a maggio, con il patrocinio di un sindacato) forniscono la base di un secondo, ben più complesso questionario,che chiudo con tre domande mirate:
  • 62. Dalla sua esperienza di insegnante, ritiene di aver maturato idee che potrebbero utilmente essere conosciute ? anche mediante pubblicazioni specializzate ? dai suoi colleghi?
  • 63. Riterrebbe professionalmente utile l’organizzazione, su scala nazionale, di una libera associazione tra insegnanti, asindacale e apolitica, col fine di incoraggiare la collaborazioner eciproca e il confronto delle esperienze, di favorire sperimentazioni e ricerche didattiche, di promuovere iniziative?
  • 64. Aderirebbe a tale associazione

7. Apre il cantiere

Si tratta ora di trovare i quattrini per stampare il questionario, gli indirizzi a cui mandarlo,in tutta Italia, e un gruppo di anime buone disposte con me a scriverli,a imbustare, ad appiccicare i francobolli… Gli indirizzi, 5000 indirizzi di insegnanti di Educazione musicale, ci vengono dati dalla rivista didattica a cui collaboro. Resta il problema quattrini. Un po’ di spirito imprenditoriale non guasta: rinnoviamo nel questionario le domande sulle pubblicazioni e sugli strumenti musicali: così troviamo tre case editrici e cinque fabbriche di strumenti che si suddividono le spese della stampa e della spedizione. Una musicista milanese aggiunge un suo cospicuo contributo personale alle magre autotassazioni con cui il nostro gruppo finisce di coprire le spese; è giusto che ne ricordi ancora il nome:
Mira Pratesi. La nominiamo Socia Vitalizia (non ce ne saranno altre).
Restano le “anime buone”. Qui entra ancora in azione Bianchi. Grazie ai suoi rapporti con gli insegnanti milanesi, comincia un rito che durerà mesi: alla spicciolata, uno, due, tre per volta, si affacciano nel mio studio, recati dallo zelante Giordano, gli insegnanti incuriositi dall’idea di far nascere…Nascere cosa? Quegli incontri sono riempiti da rimbombanti concioni, a metà tra l’adescamento e la profezia: “Sorgerà creatura che cambierà le sorti dell’educazione musicale nel nostro paese; e voi ne sarete gli artefici!”. Le parole con cui presento gli scopi della futura associazione non sono proprio queste, ma devo confessare che un pizzico di megalomania non manca mai di condire le nostre serate (ci si vede dopocena, con contorno di pasticcini e sobrie bibite). C’è chi accetta di impegnarsi, c’è chi si limita a dare un’adesione di massima.E i loro numeri di telefono si aggiungono sul mio quadernino a quelli della primissima leva.
Fra il dicembre 1968e il marzo 1969 il dado è tratto. Corso Vercelli è trasformato in un’agenzia di spedizioni. Un’agenzia festante e goliardica, che fa toccare con mano quanto bisogno gli insegnanti sentissero di rompere l’isolamento e di ritrovarsi insieme. Nelle prime notti d’aprile le cassette postali del centro vengono intasate dai nostri cinquemila corposi questionari.Ottocento ci ritornano perché l’indirizzo è sbagliato. Dei restanti 4.200, ben 1.240 vengono restituiti compilati, da tutte le regioni. Mentre i primi questionari arrivano in Corso Vercelli, una squadra di quindici apostoli si reca dal notaio Marsico (il testimone delle mie nozze: servizio gratuito) per depositare lo statuto.
Questi i nomi: GiulianaBramati, Caterina Costadoni, Anna Maria Craighero, Carlo Delfrati, TomasoFerrari, Rosaria Finocchiaro, Maria Claudia Fossati, Italo Lo Vetere, AnnarosaMagnani, Amedeo Maiuri, Adriana Mauri, Mariella Sorelli, Emma Toppi, Carlo Vendolo, Osvaldo Zambolin.
Due di loro oggi non ci sono più: Tomaso e Italo; scomparsa un’altra preziosa collaboratrice di quei giorni, Fernanda Toppo, la sorella di Emma.
Si stabilisce anche un primo, provvisorio direttivo: Delfrati presidente, Vendolo vice, Sorelli segretaria, Ferrari tesoriere; Fossati, Lo Vetere, Magnani consiglieri. E’ il 17 aprile del 1969. 
La SIEM ha finalmente un’esistenza giuridica.Si tratta ora di darle un’esistenza di azioni e di opere.
....... alla prossima

17 apr 2014

1 - BREVE STORIA DELLA SIEM  di Carlo Delfrati 

                                    Dal sito della SIEM siem-online.it

INTRODUZIONE 

Caro Carlo,
avevo pensato di pubblicare su siem-online una sintetica storia della siem, tra i documenti che presentano l'associazione.
Poi, a dire il vero, mi è venuto in mente che forse non è ancora stata scritta una storia di questa nostra esperienza culturale e associativa; ho pensato anche che ormai nella vita della siem sono coinvolte persone (come me, del resto) che non hanno avuto esperienza diretta dei primi anni.
Mi pare che, invece di un sintetico e freddo "curriculum vitae", potremmo pubblicare una narrazione un po' più vissuta, con un approccio soggettivo, magari senza troppi scrupoli storiografici, ma che faccia capire di quante emozioni, entusiamo, passione sia intessuta la vicenda della nostra associazione.
Chi, se non tu?
* * * * * * * * * * *
Caro Augusto,
mi chiedi di raccontare i primi anni di vita della SIEM. E’ un’idea che mi lusinga, e ti ringrazio dell’invito. Ma è anche un compito che come puoi immaginare mi suscita non poche ansie: è sempre con un po’ d’emozione che torni col pensiero a quando non avevi i capelli bianchi. E questa è una prima difficoltà. Poi ce n’è una seconda: che faccio fatica a distinguere la storia dell’associazione dalla mia storia personale di quegli anni. Dunque devo chiedere venia in anticipo agli amici, se ce ne saranno, che leggeranno queste righe. Sono solo la bozza di una storia che mi piacerebbe trovare il tempo di sviluppare, ma che se non ci arrivo io, qualcun altro forse sarà interessato a riprendere. In modo più distaccato di quanto io possa fare.
Ho pensato che valga la pena iniziare con un prologo, diciamo a sipario abbassato, quando la SIEM non compare ancora in scena…
E-mailStampaPDF

1)PREISTORIA 

 Oggi e ieri

Chi insegna oggi, chi si occupa di didattica musicale, dentro e fuori la SIEM, si trova frastornato da un fiume di iniziative - seminari, convegni, corsi d’aggiornamento -alimentato da enti pubblici e privati, da associazioni, addirittura dalle singole scuole. Ha a disposizione un’estesa biblioteca di ottimi librie riviste di didattica musicale. Può anche confrontarsi e aggiornarsi a distanza, consultando gli innumerevoli siti su internet, o frequentando le liste di discussione.
Niente di tutto ciò esisteva quando la SIEM vedeva la luce, nel 1969. E’ difficile per chi opera oggi rendersi conto di qual era allora la situazione. Può servire a spiegarla una rapida carrellata sui precedenti. Il primo trentennio del secolo era stato un periodo ricco di idee vivaci e di azioni istituzionali, che aveva visto la musica acquistare cittadinanza presso pedagogisti e responsabili della scuola: bastino i nomi della Montessori, delle sorelle Agazzi, di Lombardo-Radice; o di quel Jaques-Dalcroze di cui cominciavano a diffondersi anche da noi le linee metodologiche. Ma anche ai livelli avanzati la didattica faceva un salto di qualità, di cui è testimonianza per esempio il Convegno dei musicisti italiani che si tenne nel 1921 a Torino.
Poi, negli anni Trenta,l’educazione musicale sprofonda in un tunnel tenebroso, lungo altri trent’anni: la letteratura didattica si fa esangue, le proposte innovative o mancano o, quando qualcuno le avanza, vengono neutralizzate dentro l’inerzia generale. Ho avuto modo di raccontare queste cose in lavori che ho pubblicato anni fa: dove avanzavo l’ipotesi che la causa prima di tanto riflusso andasse cercata al vertice, nei quadri dirigenti della vita italiana, la vita politica naturalmente, ma anche la vita musicale: ossia, per quel che riguarda la scuola, nei Conservatori. La palude metodologica in cui si era impaniato l’insegnamento superiore finiva inesorabilmente col penalizzare quel che succedeva quotidianamente all’estremo opposto, nella scuola di base. La situazione era aggravata non tanto dalla guerra, ma semmai dal fatto che nel dopoguerra venivano chiamati, a dirigere i massimi istituti musicali italiani, i rappresentanti della più retriva conservazione prebellica.

2. L’uscita dal tunnel

Le cose cominciano a rimettersi in moto all’inizio degli anni Sessanta, quando del fervore creativo di un tempo s’è però ormai persa traccia. Sta lentamente maturando allora nella politica scolastica italiana il progetto di una scuola media che unificasse i diversi indirizzi esistenti fin allora: e la musica era presente in uno solo di questi indirizzi, con un’ora la settimana, e con i suoi insegnanti collocati in una fascia resa marginale anche da un trattamento economico inferiore a quello dei loro colleghi delle altre discipline.
Nel 1962 la nuova scuola prende vita. La musica riescea farsi ammettere con un’ora settimanale obbligatoria in prima, facoltativa in seconda e terza. E’ una grande conquista: per la prima volta nella nostra storia tutti i cittadini italiani incontrano a scuola la musica, anche se magari per un solo anno. Il merito va dato in gran parte all’azione di un gruppo di musicisti e pedagogisti sensibili, fra i quali emerge Giorgio Colarizi, direttore del Centro Didattico Nazionale per l’Istruzione Artistica,da poco costituito. Nel 1963 Colarizi fonda con Riccardo Allorto la rivista Educazione Musicale, che ridà avvio a un dibattito, sia pure ingenuo se letto con gli occhi di oggi, intorno a varie problematiche dell’educazione musicale.

3. Un pivello in trincea

Allargata la presenza della musica nella scuola media,si cercano nuovi insegnanti, e io mi trovo ad essere uno di quelli. Mi basta un anno o due di contatto coi ragazzi per rendermi conto di quanto poco mi servissero gli studi di Conservatorio; per non dire delle loro estreme propaggini, i libri di testo allora disponibili. Dove cercare idee utili? A chi può chiederle, un giovane alle prime armi, che non conosce nessuno, in una comunità del tutto priva di centri o associazioni che possano offrire luoghi d’incontro e di confronto? Per di più mi capita una di quelle occasioni che imprimono una svolta al tuo trantran quotidiano: la neonata rivista La Scuola Media dei Fratelli Fabbri Editori è alla ricerca di chi gli riempia la rubrica “Educazione Musicale”: un articolo di didattica ogni quindici giorni! Ho l’impudenza di farmi avanti. Mi provano, mi affidano l’incarico.
Cosa può mai raccontare ai suoi colleghi più anziani un pivello appena arrivato a insegnare? Arrivato come tutti: con un bel corso di Conservatorio alle spalle che ti ha insegnato tante cose carine ma, ripeto, quasi niente di riutilizzabile a scuola. Quella collaborazione mi costringe a pensare seriamente alla didattica. Comincio a guardarmi intorno. Qualcuno ha riflettuto sulla didattica musicale? Ha scritto qualcosa d’interessante…? Da neo-padre conoscevo le cose della Montessori: buone per la prima infanzia, eccellenti per certe intuizioni di fondo, ma insomma troppo poco per l’arduo compito. Mi trasformo in talpa, talpa di biblioteca.I sotterranei della ben fornita biblioteca dell’Università Cattolica di Milano, che allora frequentavo, diventano la mia seconda casa. Libri di didattica musicale non ne trovo (tra le rare eccezioni voglio ricordare un libriccino che allora mi apparve stimolante: Il fanciullo e la musica, di Antonio Mura, uscito nel 1957). Annata dopo annata conduco uno spoglio sistematico delle riviste italiane di pedagogia e di psicologia, per il ventennio 1945-1965. Schedo tutto quello che trovo sulla musica. E per la miseria qualcosa arrivo pure a trovare, a cominciare da quel Costanzo Capirci che scrive sul bimestrale per ciechi Luce con Luce. C’è anche una rivista disposta a pubblicare i risultati di quei viaggi speleologici: Cultura e Scuola, il trimestrale dell’Istituto Treccani, che li fa uscire a puntate, nei numeri 23, 24, 25, fra il luglio 1967 e il marzo 1968.

4. La scoperta della Valle Incantata

Non mi basta ancora. Butto gli occhi al di là delle Alpi, e qui mi trovo a strabiliare come il piccolo dinosauro del cartone Alla ricerca della valle incantata. Scopro nei paesi di lingua inglese un fervore, un turbinare d’idee, di progetti, di realizzazioni per me allora sconvolgente. Mi faccio prendere da un entusiasmo frenetico.Niente vacanze quest’anno, dico ai miei bambini, a Milano si sta così bene d’estate: il salvadanaio per il mare serve a finanziare la cassa di libri stranieri e l’abbonamento alle venti e passa riviste di didattica musicale in cui rischio di affogare nel 1967. Tra queste eccone alcune che mi colpiscono più delle altre: sono l’organo ufficiale di altrettante associazioni didattiche. Associazioni? Stupendo! Dietro le riviste affiorano dunque territori dove anche un insegnante di musica è invitato a mettere in comune e confrontare le esperienze: posso conoscere quello che fanno e pensano i colleghi, discutere con loro le mie buone e cattive azioni scolastiche, le idee che mi sembra di maturare, le letture che divoro,i molti dubbi che sorgono quotidianamente…
Dov’è possibile tutto ciò nel nostro paese, negli anni Sessanta? Da nessuna parte. Nemmeno delle cose che scrivo su La Scuola Media ho allora il minimo riscontro. Non conosco nessun collega… Fra tutte le associazioni una attira una speciale attenzione: l’International Society for Music Education (ISME). Ecco: se esiste un’ISME, perché non sostituire “Italiana” a “Internazionale”, e rimettere in ordine le lettere? La SIEM nasce così, come una semplice sigla scritta su una bella cartellina colorata posata sulla scrivania della mia casa, Corso Vercelli 38, Milano. Una cartellina vuota. Tutta da riempire. Come? Come fai a mettere in piedi un’associazione quando non conosci nessuno, e nessuno conosce te?
........alla prossima